Da sempre il numero 10 è lo status symbol del fantasista, del calciatore che si contraddistingue per la sua tecnica e il suo talento: l’atleta che indossa quella maglia è, solitamente, ilpiù amato della squadra. Tra i migliori ricordiamo Pelè, Ronaldinho e Platini, ma anche gli italiani Totti, Del Piero e Baggio. È, senza ombra di dubbio, un numero sacro. E chi può saperlo meglio dei napoletani che hanno visto indossare quel numero il più grande talento della storia del calcio: Diego Armando Maradona. In suo onore, infatti, nel 2000 il Napoli decise che mai più nessun calciatore avrebbe indossato la sua 10.
Oggi, nella città partenopea, il numero che più si avvicina alla sacralità è il 7. Indossata prima da Ezequiel Lavezzi, dal 2007 al campionato 2009/2010, e poi da Edinson Cavani, dal 2010 al 2013, oggi quel cimelio è ben custodito da José Callejón che, nell’11 luglio 2013, passa a titolo definitivo al Napoli per circa 10 milioni di euro. Nel ruolo di seconda punta o esterno destro d’attacco, è un calciatore molto abile negli inserimenti, capace di andare spesso in gol e fornire pregevoli assist ai compagni. Definito dai tifosi come eroe silenzioso, Callejón è un giocatore imprescindibile e conta 300 presenze con la maglia azzurra, firmando 78 reti e 78 assist. Nel quinquiennio che va dal 2013 al 2018, lo spagnolo ha saltato solo due match di campionato su 190. Dopo l’addio di Hamsik a gennaio 2019, Calleti è il nuovo vice-capitano della squadra azzurra.
Ad oggi il Napoli si è assicurato, per il quarto anno consecutivo e con cinque giornate d’anticipo, un posto in Champions League. Sono stati fondamentali i tre punti conquistati contro il Frosinone, battuto per 0-2, con un ottima prestazione degli azzurri in campo nemico. Mertens raggiunge Maradona per gol siglati in serie A col Napoli, a quota 81, e Younes ha dato dimostrazione di poter contare su di lui l’anno prossimo. Ciò che resta nella mente di questa partita, però, è un brutto gesto degli ultrà napoletani. A partita conclusa, infatti, gli atleti azzurri, come di consueto, raggiungono i tifosi e dedicano loro qualche minuto, per festeggiare ed applaudire insieme. José Callejón, capitano, lancia la sua maglia ai tifosi che, non gradendola, gliela restituiscono e intonano in coro “meritiamo di più”. Lo spagnolo, sconsolato e sorpreso dall’atteggiamento dei suoi supporters, abbandona il campo a capo chinato. Nelle ore successive, sono migliaia i messaggi di solidarietà da parte dei tifosi napoletani verso l’eroe silenzioso. Tra questi, spicca il comunicato dei club dei tifosi organizzati: “Hai sempre onorato la maglia con rispetto e lealtà, hai scelto Napoli come tua città. Noi Clubs ti sosteniamo e quella maglia da lontano con te difendiamo. José uno di noi, continua a lottare e farci sognare, deve arrivare il giorno per trionfare!!! 300 volte grazie dai Clubs Napoli nel Mondo”.
La critica alla società è certamente un diritto dei tifosi, che sostengono ogni domenica la squadra, in trasferta o al San Paolo. Finché non si cade nell’eccesso o nella violenza, sono accettabili i cori contro il Patron o contro il mister per la stagione ritenuta da molti come fallimentare. Questo sì.
Ma biasimare i calciatori che danno il 100% è davvero un errore che può portare a serie conseguenze negative. Come si può rifiutare e lanciare via con disprezzo la maglia del calciatore operaio per eccellenza, che da anni ha deciso di sposare Napoli e di rappresentarlo in Europa? La storia, putroppo, ci insegna che difficilmente c’è qualcuno che rappresenti al meglio la maggioranza, eppure l’appartenenza, la solidarietà e l’infinito supporto dei napoletani è così forte che lady Callejón risponde su instagram ai tanti messaggi di scuse con una sola parola: “Grazie”, affiancato da un cuore azzurro. Il bene dei tifosi napoletani vince sempre sul male.
Salvatore Esposito
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